Cominciò con la nonna Albertina nell’immediato dopoguerra. Lavorava a maglia, poi coinvolse alcune amiche e in seguito altre donne. Alla fine, era nata una ditta per fare maglioni, calze e guanti in lana del Mugello, zona di agricoltura e di pastorizia nel cuore della Toscana. Oggi il Borgo è un’azienda a conduzione familiare che, per tre generazioni, si è dedicata alla produzione della più pregiata qualità di prodotti in cashmere e ha iniziato una strada autonoma per la valorizzazione del proprio brand, senza dimenticare il Mugello, a cui le famiglie Landi e Fredducci devono molto, ma a cui vogliono dare ugualmente altrettanto… A cominciare dall’occupazione e dalla felicità dei propri dipendenti a cui l’azienda sta costantemente a fianco per ogni bisogno. Insomma, un’azienda-famiglia guidata da un gruppo molto unito che, tanto per fare un esempio, ogni martedì  e venerdì mattina, dalle 7,15 alle 8,15, organizza un corso di yoga per i collaboratori.

“Abbiamo investito più nelle persone che nelle macchine. La nostra forza si racchiude in tecniche antiche, tramandate di madre in figlia che, a distanza di 70 anni, riescono ancora ad emozionare”, affermano Franco Fredducci e Serena Landi, amministratori delegati della società, ma soprattutto marito e moglie. La conferma arriva dal figlio Matteo, direttore delle risorse umane: “La nostra è una famiglia unita. Crediamo che solo grazie ai rapporti personali e alla collaborazione di tutto il team si possano raggiungere grandi risultati”. Infatti a Il Borgo hanno imparato a creare un connubio perfetto tra tecniche tradizionali, creatività e design. Una strategia che ha fatto crescere il business attraverso partnership con le maggiori case di moda per produrre ricami, passamanerie e prodotti di cashmere. Questo spirito innovativo è anche una delle ragioni per cui Il Borgo partecipa dal 2011 all’evento Maison d’Exception a Parigi. L’evento celebra le imprese artigiane che usano tecniche sofisticate per realizzare prodotti unici e fornisce una piattaforma per metterle in connessione con i designer e i brand del fashion.

Gran parte del merito va alla fantasia e al coraggio di Franco Fredducci che, assieme alla moglie Serena e ai tre figli (Matteo, Elia e David), ora guida l’azienda Il Borgo. Un marchio che non a caso richiama la terra d’origine evocando Borgo San Lorenzo. “La nostra collezione combina la bellezza naturale del cashmere con la preziosità del raffinato artigiano italiano, basato su un ricco patrimonio di tecniche artigianali – maglieria, uncinetto, merletto, macramé, cucito e decorazioni – non replicabili con i macchinari e capaci di donare ai nostri prodotti la bellezza e l’unicità che si possono vedere e sentire”, dice. I Fredducci puntano sulla qualità, ma anche su iniziative straordinarie, quasi incredibili, come sculture in cashmere o altri tipi di filati: dall’albero di tulle alto quasi 5 metri che ogni natale riempie il salone del Four Seasons (Firenze), alla barriera corallina in cashmere, legno, perline e pelle, fino a Biagio, un astronauta a grandezza naturale, che è stato esposto al circuito del Mugello in occasione del MotoGP, la gara che attira ogni anno circa 130mila visitatori. “Ogni giorno, attraverso le nostre creazioni, cerchiamo di stupire ed emozionare. Solamente quando gli occhi si illuminano comprendiamo di aver raggiunto il nostro obbiettivo”, dice il figlio Elia, responsabile vendite de Il Borgo.

“Le nostre opere”, riprende con passione Franco, “sono l’espressione di quel che è sempre stato il nostro credo, ovvero sperimentare, andando, se necessario, anche contro al pensar comune e rimettendoci sempre al giudizio finale dei nostri clienti: base irrinunciabile su cui ha sempre poggiato, poggia e poggerà il nostro lavoro. Se dovessimo riassumere tutto in una parola sola sarebbe emozione.  É da questo sentimento che noi facciamo partire il nostro lavoro da ormai quasi 70 anni, ancora oggi l’unica via che conosciamo per poterci distinguere dal resto del mercato. Ogni anno, con il nostro team di ricerca e sviluppo, realizziamo più di mille prototipi, testiamo nuovi filati ed esploriamo nuove tecniche”.

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